Il riassunto di Week 3 della NCAA 2024

La week 3 del campionato NCAA quest’anno non presentava vere e proprie sfide di cartello e si preannunciava tranquilla e possiamo dire che così sia stata, nonostante qualche consueta sorpresa e qualche finale da capogiro, come da tradizione di questo sport.

Analizziamo in 8 punti quanto ci ha detto questa week 3.

Punto 1. Georgia resta la squadra favorita per il titolo ma… I Bulldogs hanno vinto una orrenda partita in trasferta sul campo di una Kentucky che non più tardi di 7 giorni fa era stata rullata da South Carolina e, seppur sia vero che a W is a W l’incapacità totale di muovere le catene dell’attacco guidato da Carson Beck deve far suonare un campanello d’allarme allo staff di coach Kirby Smart. La squadra è forte, ma la schedule è complessa e in SEC sembrano esserci almeno 4 squadre di altissimo livello, di cui una ospiterà proprio i Bulldogs tra due settimane (dopo la settimana di bye per UGa), ovvero Alabama.

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Punto 2. Sono 5 le squadre che, ad ora, non hanno mai sofferto per un solo minuto nella stagione. Non vuol dire che siano necessariamente le più forti, ma sono quelle che sono partite meglio. Parliamo di: Texas, Ohio State, Ole Miss, Miami e Tennessee. I Longhorns sono la squadra che ha convinto di più, se non altro per il fatto di avere già affrontato un avversario di spessore come Michigan, peraltro in trasferta. La squadra di Steve Sarkisian esce da un 56-7 contro UTSA, nel quale si è osservato Arch Manning dominare sia il gioco aereo che sul terreno con una prova da 9/12 per 223 yds e 4 TD pass più 1 TD con una corsa da 67 yard (già, un Manning che corre!). Ohio State era in bye, mentre Ole Miss ha distrutto 40-6 la modesta – ma comunque squadra di power 4 conference – Wake Forest, Tennessee ne ha segnati 71 senza concederne a Kent State, mentre Miami si è fermata a “soli” 62 punti contro Ball State.

Punto 3. Alabama sta ingranando. Troppo brutti i primi 3 quarti di Bama della scorsa settimana per essere veritieri. La sfida contro Wisconsin – la prima sfida su un palcoscenico degno dei Tide – ci ha restituito un’altra immagine della nuova squadra di Kalen De Boer. Con la O Line finalmente completa, il QB Jalen Milroe è finalmente riuscito a giocare con grande serenità, lanciando 3 TD e correndo per altri 2. Ma la copertina se la prende il super recruit Ryan Williams, che a 18 anni ancora non compiuti sembra già essere il go-to-guy del suo QB: prestazione da 4 ricezioni per 78 yard e 1 TD. Wisconsin dall’altro lato è sembrata ancora lontana dal poter essere competitiva a questo livello: è una squadra in costruzione, ma forse ci sia aspettava che in questo processo fosse un po’ più avanti. L’infortunio del QB Tyler Van Dyke sul primo drive della partita non ha aiutato l’attacco dei Badgers ad essere efficace, ma tutto fa pensare che le cose non sarebbero andate molto diversamente nemmeno con il QB1 sotto il centro.

Punto 4. Florida State è morta. Se week 0 poteva essere un’avvisaglia e week 1 una parziale conferma, a week 3 siamo andati oltre e si sta già incidendo il nome sul blocco di marmo che è già stato preparato. FSU non è la squadra dell’anno scorso, lo si sapeva, ha perso quasi tutti i giocatori e ne sono arrivati di nuovi, ma che fosse così diversa in pochi se lo aspettavano. La sconfitta casalinga contro Memphis (12-20 il finale) è la pietra tombale sulla stagione, e non siamo nemmeno a metà settembre. Memphis è indubbiamente una squadra buona, con un discreto potenziale offensivo e una difesa solida, ma la prestazione dei Seminoles è stata abbondantemente insufficiente. Incapacità totale di muovere le catene – DJ Uiagalelei ha le sue responsabilità, ma non deve essere il caprio espiatorio – e intensità difensiva semplicemente non al livello richiesto per la Division I. Mike Norvell sembra, per ora, ancora saldo a capo del programma, ma la sua sedia inizia a diventare tiepida e se la stagione dovesse colar ancor più a picco potrebbe infuocarsi.

Punto 5. Se FSU è morta, Florida è in terapia intensiva. Dopo l’esordio shock contro Miami (e la vittoria contro la non competitiva Samford) è arrivata un’altra pesante sconfitta casalinga che pone la posizione di coach Billy Napier in situazione di grande instabilità. Il 33-20 subito in casa da Texas A&M ha stupito per il modo in cui è arrivato: Floirda non è mai stata competitiva nella gara ed è stata surclassata fisicamente sia in attacco che in difesa da una squadra che non era apparsa inscalfibile nella sua prima uscita stagionale contro Notre Dame. Billy Napier, al suo terzo anno, pur avendo fatto qualcosa di buono sul lato del recruiting, non è mai riuscito a dare il suo imprinting alla squadra e i risultati sul campo sono sempre stati al di sotto del minimo sindacale. Ecco perché ci si attende una decisione sul suo futuro che potrebbe anche essere imminente.

Punto 6. I giganti della SEC sopravvivono, ma la conference sembra in crisi di risultati. Georgia fatica, ma soprattutto LSU e Missouri, entrambe ampiamente favorite, la spuntano solo sul finale. LSU vince 36-33 in casa di South Carolina, ma più per caso che per meriti. SCAR ha rullato LSU fino all’infortunio del proprio QB LaNorris Sellers, poi, l’incertezza di Robby Ashford, la paura del coaching staff, alcune giocate rivedibili, alcuni fischi arbitrali (due penalità dubbie chiamate a South Car hanno negato 2 pick six ai Gamecocks) e un field goal uscito di qualche cm, hanno deciso che la partita sarebbe dovuta andare ai Tigers. La partita è stata una delle più belle del weekend condita da molti errori e qualche prodezza e da un livello fisico molto alto. Per Missouri quella con Boston College è stata una partita più dura del previsto. Si sapeva la squadra di Bill O’Brien potesse essere insidiosa, ma la squadra di coach Satterfield ha fatto grandissima difficoltà nel primo tempo a venire a capo di una difesa estremamente ruvida. Nel secondo tempo è salito di livello l’attacco dei Tigers, ed è leggermente calata l’intensità degli Eagles: Brady Cook e Luther Burden III sono saliti in cattedra e hanno portato la W a Columbia (27-21).

Punto 7. Dio benedica le rivalità. La miglior partita del weekend è stata senza dubbio il Backyard Brawl, la sfida giocata all’Heinz Field di Pittsburgh tra i padroni di casa e West Virginia. Partita che ha vissuto di momenti, di ondate, e che sembrava essersi conclusa sulla clamorosa ricezione di Justin Robinson che aveva dato 10 punti di vantaggio ai Mountaineers a poco più di 3 minuti dalla fine. Ma nel drive successivo il collega Daejon Reynolds ha fatto anche di meglio, ricevendo in endzone un passaggio di 30 yard di Eli Holstein, nonostante una pass interference a suo danno e la copertura di ben 3 difensori. Ripreso coraggio, i Panthers sono riusciti a riavere la palla per un ultimo drive che ha portato, a 30 secondi dalla fine al toucdown di Derrick Davis Jr del sorpasso e del definitivo 38-34 per Pitt. Altra rivalità molto divertente è stata l’Apple Cup tra Washington e Washington State dove è arrivato l’inatteso (ma non per chi ascolta Scusate il College Football) upset dei Cougars ai danni degli Huskies. 24-19 il finale grazie all’eccellente prova difensiva dei Cougars e alla prova di gran carattere del QB John Mateer.

Punto 8. Mississippi State è in grande, grandissima difficoltà. La morte di Mike Leach ha destabilizzato il mondo del college football in generale, ma in particolare il programma dove allenava che, dopo l’esperimento Arnette dell’anno scorso ha cambiato ancora allenatore, ma la strada per il nuovo coaching staff è molto impervia. La sconfitta della scorsa settimana contro Arizona State non è stata bella, ma il 41-17 di questa settimana contro Toledo, squadra di MAC, è anche peggio.

Punto 9. Antipasti di livello. Per la prima volta quest’anno gli antipasti del giovedì e del venerdì ci hanno regalato emozioni e verdetti. Continua la striscia positiva di Arizona State che ha vinto 31-28 contro Texas State al termine di una partita divertentissima, con difese protagoniste nel finale – specialmente quella di ASU – dopo che erano state completamente assenti nei primi 30’. La sorpresa la fa UNLV, squadra che si conferma in rampa di lancio e che va a battere Kansas 23-20 in un match estremamente tirato che ha visto protagonista la difesa dei Rebels. Il big match del venerdì era la partita tra Arizona e Kansas State ed è stata la partita che ha deluso di più: K-State ha preso subito il controllo di palla e risultato e non si è voltata indietro (31-7 il finale) nonostante i tentativi del duo Fifita-MacMillan di far rientrare Zona. K-State si conferma squadra dal livello fisico superiore alla media della nazione e che quando trova squadre finesse, come Arizona, pasteggia allegramente.

Prima di chiudere qualche altro risultato in breve:

In ACC Duke supera Uconn 26-21, North Carolina batte NC Central 45-10, Virginia Tech vince 37-17 sul campo di Old Dominion, Cal batte San Diego State 31-10, vince facile Georgia Tech 59-7 contro VMI mentre Virginia esce sconfitta dal match casalingo contro Maryland.

In BigXII vince facile Baylor 31-3 contro Air Force, e lo stesso fanno Houston (33-7 su Rice), Texas Tech (66-21 su North Texas) e Oklahoma State (45-10 su Tulsa). BYU non fa fatica con Wyoming (34-14) e nemmeno le due squadre impegnate nelle rispettive rivalità statali: Colorado (28-9 contro Colorado State) e Utah (38-21 contro Utah State). Cincinnati supera Miami (OH) 27-16 in quello che poteva rivelarsi un tricky game, mentre nell’unica sfida di conference vince UCF 35-34 contro TCU grazie a un TD pass di 20 yard di KJ Jefferson per Kobe Hudson a 35 secondi dal termine ed al successivo field goal sbagliato da TCU da 58 yard.

In BigTen vince Michigan anche se con qualche grattacapo in più del previsto (28-18 con Arkansas State) e lo stesso fa Iowa con Troy (38-21), mentre passeggiano sia Nebraska (34-3 con Northern Iowa) che Illinois (30-9 con Central Michigan), che Michigan State (40-0 con Prairie View) che Minnesota (27-0 con Nevada) che Northwestern (31-7 con Eastern Illinois). Nella sua rivalità – anticipata a settembre dopo il cambio conference – vince convincendo Oregon, che supera 49-14 Oregon State, mentre Purdue viene asfaltata 66-7 nel match casalingo contro Notre Dame. Nell’unico match di conference della giornata Indiana batte UCLA a domicilio 42-13.

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A chiudere la SEC dove abbiamo già detto quasi tutto. Mancava all’appello la brutta sconfitta di Vanderbilt 36-32 sul campo di Georgia State che riporta i Commodores sulla terra abbattendone l’entusiasmo. Vincono invece sia Oklahoma (34-19 contro Tulane) che Arkansas (37-27 contro UAB) che Auburn (45-19 contro New Mexico).

Ed è tutto. Ora inizieranno sul serio le sfide di conference e la stagione entra dunque nel vivo. Appuntamento a tra 7 giorni con per il prossimo recap!

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