Dramma! (Washington Commanders vs Chicago Bears 18-15)

Dopo diversi anni torno a scrivere del football dei Chicago Bears forse dopo la partita più drammatica vissuta da noi Orsi dai tempi del Double Doink. Non che per come la partita è andata. I Bears possano recriminare molto.

I Bears non sono riusciti a combinare niente per i primi tre quarti. Hanno totalizzato 90 yard di total offense nel primo tempo, durante il quale la OL dei Commanders e quel fenomeno di Bobby Wagner sono riusciti a mettere pressione costante su un Williams già abbastanza impreciso di suo, rendendolo completamente ineffettivo. Dan Quinn è stato al Super Bowl e si vede. Usa lo stesso tipo di pressione con la quale a inizio stagione altre squadre hanno messo in difficoltà la linea dei Bears, ottenendo il medesimo risultato, annullando anche il gioco di corse di Swift, almeno fino alla galoppata in end zone del terzo quarto, che aveva riaperto la partita e fatto credere ai Bears che, pur non riuscendo ad evitare che i Commanders mettessero punti a tabellone, pur senza gli assenti Brisker e Gordon, erano riusciti in uno sforzo difensivo tale da limitare i quattro viaggi della squadra di Washington in redzone a solo 12 punti, mantenendo l’ottimo Jayden Daniels all’asciutto di TD (ma finirà con 21/38 e 326 yard e, ahimè, un TD) continuando la striscia di partite con meno di 21 punti concessi agli avversari.

Ed ecco che complice un Field Goal sbagliato dai Commanders, I Bears si trovano per la prima volta durante la partita, sulle 4 di Washignton e con una realistica chance di passare in vantaggio. A questo punto, la mente di Coach Eberflus e dell’OC Waldron ha ben pensato di impersonare un famoso o famigerato ex coach dei Bears, quel Matt Nagy che, oltre a condividere il nome con il nostro, condivide anche la passione per usare uomini di linea in situazioni di short and goal. Tutto questo, senza considerare minimamente la presenza a roster di un certo Roschon Johnson che, oltre ad essere un RB fatto e finito, ha anche il 100% di scoring in quelle stesse situazioni. Risultato, l’handoff di Williams a Doug Kramer (a cui non diamo una particolare colpa) è impreciso, c’è un fumble e la palla schizza direttamente nelle mani della DL dei Commanders sulle 1. Così vicini e così lontani.

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Gli Dei del Football non hanno ancora finito con i Bears e poco dopo, con 4:21 sul cronometro da giocare, Williams e compagni hanno un’altra chance di uscire vincitori da una partita strana come solo quelle contro Washington riescono ad essere. Il 18 dei Bears sembra trovare ritmo, il gioco di corse sembra iniziare a funzionare e l’attacco trova un altro TD (fino ad ora il secondo della partita, incredibilmente entrambi lato Bears, visto quello che era successo nei 55 minuti precedenti). I tifosi Bears iniziano a sperare, e sperano ancora di più quando la conversione da due punti dopo il touchdown ha esito positivo.
15–12 Bears, con 25 secondi da giocare.

Abbiamo sempre detto che i grandi QB si vedono, oltre che durante la gara, soprattutto nelle situazioni in cui hai una manciata di secondi per vincere la partita e fai la giocata giusta che ti permette di mettere la W di fianco al punteggio di quella settimana. Chi scrive crede che Williams abbia questa capacità, ma stavolta è il turno di Daniels. Parte dalle 25 e con tre passaggi si trova con 2 secondi sul cronometro e 52 yard che lo separano dalla end zone.
Hail Mary. Un modo di dire un lancio in cui si rischia tutto. Un altro QB che noi tifosi Bears conosciamo bene lo ha sfruttato molte volte per vincere partite al limite.
La palla viaggia quelle 52 yard e viene deviata da Tyrique Stevenson. Il WR Brown si ritrova da solo quando l’ovale gli si presenta tra le mani per il touchdown del 18–15 Commanders. Partita finita.

Ci sarebbe da parlare del fatto che Eberflus non ha ritenuto necessario prestare attenzione ai due passaggi che hanno portato i Commanders sulle 48 perché, a detta sua “conta solo l’Hail Mary”. Ok. Ma un Hail Mary con 70 yard da fare è diverso da uno con 52 yard da fare. E’matematica, signori.
Seconda cosa, non mi è chiaro come mai non si sia pensato, visto che per sua stessa definizione l’Hail Mary è un passaggio dove di solito chi è più alto ha la meglio, a mettere in difesa giocatori come Kmet e invece mantenere in campo Stevenson (che è diventato tristemente famoso per aver trollato i fans di Washington prima, disinteressandosi completamente dell’azione che si stava svolgendo, per poi essere lo stesso giocatore che invece di sbattere la palla a terra, la fa cadere nelle braccia di Brown.
Perché Eberflus, noto per lanciare dalla finestra timeouts per ogni tipo di improbabili challenge, avendone tre a disposizione, non ha pensato di usarne uno per istruire la sua difesa sulle migliori mosse da fare per prevenire la segnatura?
Non lo sapremo mai.
Speriamo soltanto che questi errori servano alla squadra come mattoni per crescere.

È il football, signori. È tutto qui.

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